Il fallimento è un tabù. Nessuno ne vuole parlare, certamente nessuno vuole ammettere di averlo provato né tantomeno pianificarlo di proposito. Eppure molti studi, sia psicologici che provenienti dall’ambito del marketing e della gestione aziendale, ci dicono che il fallimento è sottovalutato. Il paradosso è che tutti sappiamo cosa voglia dire fallire, perché a tutti è capitato più volte nella vita, in vari settori e senza far deragliare in modo particolare la nostra esistenza. Perché dunque il fallimento di un progetto professionale dovrebbe essere trattato come un’eventualità remota della quale non si deve neppure parlare? Il motivo per il quale da più parti ci si dice di abbracciare il fallimento come un’esperienza positiva, d’altra parte, è ovvio: si impara più da un fallimento che da dieci successi e solitamente si tratta di lezioni che si ricordano per tutta la vita, a patto di porsi nella condizione d’animo giusta per riceverle. C’è anche da dire che non tutti i fallimenti sono uguali, per esempio esistono quelli dai quali si impara qualcosa e quelli che non ci insegnano nulla e ci condannano a ripetere gli stessi errori. Per quanto possa sembrare assurdo, insomma, c’è del vero nel fatto che fallire almeno una volta può essere un toccasana per la vita professionale di un imprenditore o di un professionista. Ecco perché.
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