Il guerrilla marketing non è certamente una tecnica nuova e sperimentale, eppure sono ancora numerosi i brand che cercano di utilizzarla senza aver capito troppo bene di cosa si tratti. Il motivo per cui moltissimi sono attratti da questo strumento – e troppo entusiasti per fermarsi ad analizzarlo a dovere – è che “sulla carta” promette ciò che ogni azienda desidera dalla propria campagna di marketing: costi contenuti e moltissima attenzione da parte del pubblico. Quello che pochi si prendono la briga di considerare è che queste caratteristiche sono proprie del guerrilla marketing ben fatto, non di qualsiasi campagna che utilizzi come supporto stencil e adesivi ai semafori invece che cartelloni 6×3 (altrimenti l’affitto degli spazi pubblicitari sarebbe già crollato sotto lo zero). Che cosa rende unico il guerrilla marketing? Il fatto di aver creato uno spazio per la creatività di chi si occupa di promozione, stabilendo un linguaggio della sorpresa e dello stupore, che il pubblico ha assimilato. Il problema di molti brand è che stupire non è esattamente un compito semplice o di poco conto. Il più grande errore? Pensare che le iniziative promozionali che diventano virali siano il frutto del classico “colpo di genio”, che arriva dal nulla e cambia la vita di chi lo ha avuto: non funziona così. Colpire l’immaginario, la curiosità e le emozioni del pubblico è un lavoro scientifico, non un fulmine di creatività a ciel sereno. Ecco come accendere la scintilla di cui avete bisogno.
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