Sbagliando s’impara e l’importante è partecipare sono due frasi che sentiamo spesso da bambini e la cui frequenza si dirada man mano che andiamo avanti con gli anni, fino a quando non siamo noi stessi a tramandare alle generazioni successive queste perle di saggezza sull’importanza di sbagliare. Potrebbe quasi venire il dubbio che siano due sfrontate bugie che diciamo ai più piccoli per ritardare il momento nel quale capiranno che gli errori si pagano e anche piuttosto cari. Ma come, non abbiamo parlato poco tempo fa dell’importanza del fallimento? Il punto è che fallire è un’esperienza globale, anche catartica, ben definita, mentre sbagliare è uno stile di vita. Sbagliare vuol dire essere sistematicamente non particolarmente bravi a fare ciò che si sta facendo. Fallire implica l’aver tentato di fare qualcosa, è quasi un concetto eroico. Sbagliare o anche semplicemente non eccellere in un lavoro, è assai meno epico. L’imprenditore che scommette tutto su una visione può fallire, l’impiegato mediocre sbaglia. La triste verità è che, dovendo scegliere, tutti vorrebbero essere l’imprenditore che ha provato a creare qualcosa, ma molti si ritrovano a essere l’impiegato che non ha capito bene come fare il suo lavoro. E, indovinate un po’, va bene così. Ecco perché.
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