L’influencer marketing in Italia sta cambiando: ecco le strategie che funzionano

Microinfluencer e sottoculture

Con pochissime e famose eccezioni, l’influencer marketing in Italia è orientato soprattutto verso i cosiddetti “micro-influencer”. Questa scelta è spesso motivata non solo dai costi più contenuti, ma anche dal maggiore controllo che si può esercitare sulla propria spesa e sul ROI. I microinfluencer, infatti, tendono ad avere una fanbase più attiva e qualificata, soprattutto se si occupano di una nicchia specifica (cosmetica, cucina, DIY etc). Questo fenomeno è fortemente legato alla proliferazione delle sottoculture, che in Italia segue linee spesso diverse da quelle internazionali. Laddove un creatore di contenuti anglofono, per esempio, può rivolgersi a un pubblico vastissimo, indipendentemente dal paese in cui si trova, in Italia la platea si restringe notevolmente, quindi i brand che lavorano solo sul pubblico italiano si trovano spesso ad avere a che fare con micro-nicchie dal potenziale relativamente limitato. Inoltre le sottoculture italiane tendono sì a nascere e muoversi sulla falsariga di quelle straniere (per lo più americane), ma spesso seguono poi percorsi indipendenti, che raramente le portano all’attenzione dei media mainstream e di conseguenza le rendono più difficili da approcciare per i brand interessati a raggiungere determinati influencer.

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La pandemia cambierà l’approccio all’influencer marketing in Italia?

Uno degli aspetti che potrebbero rendere davvero appetibile l’influencer marketing in Italia, in tempi di crisi, è il fatto che molto spesso i micro influencer lavorano su referral, ovvero a commissione. Questo vuol dire che il brand non rischia di investire grandi somme in campagne ad alto rischio, che potrebbero non raggiungere il pubblico o non generare sufficienti conversioni. C’è inoltre da considerare il fatto che la diffusione relativamente limitata dell’influencer marketing in Italia garantisce tanto ai brand quanto agli influencer un maggiore spazio di manovra e la risposta del pubblico tende ad essere positiva, se l’abbinamento fra influencer e brand è azzeccato, come cerchiamo di fare con i nostri Smart Press Day. Non siamo ancora in grado di dire se il cambiamento epocale che abbiamo vissuto si rifletterà sull’atteggiamento dei brand italiani verso gli influencer, ma siamo pronti a scommettere che la convenienza di questo strumento non tarderà ad affermarsi anche fra le aziende di casa nostra.

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