Perché Google e gli altri hanno aperto le porte ai non laureati
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Perché Google e gli altri hanno aperto le porte ai non laureati

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Scritto da Angela
Il mercato del lavoro e il settore dell’istruzione secondaria in Italia non stanno vivendo esattamente una fase rosea. Le preoccupazioni si alternano: da un lato c’è la difficoltà per i non laureati di trovare i cosiddetti lavori “non qualificati”, dall’altra quella per i laureati di trovare lavoro in generale. A tutto questo si aggiungono l’emigrazione di giovani, laureati e non, e la crisi delle università sempre meno frequentate e che producono sempre meno laureati. Come spesso accade, tuttavia, mentre noi ci guardiamo le scarpe, il resto del mondo ha cominciato a camminare in tutt’altra direzione e anche le politiche che da noi si mettono in atto per rispondere ai problemi sembrano essere in controtendenza rispetto alle scelte che vengono effettuate altrove. Di recente il noto gruppo editoriale Penguin Random House ha annunciato che non considererà più la laurea come un requisito necessario per le nuove assunzioni. Illustri precedenti in questo senso includono Google, Ernest & Young e PricewaterhouseCoopers (due fra i più noti network di consulenza fiscale d’Europa). Improvvisamente, quindi, ai diplomati si aprono possibilità che prima sarebbero state loro precluse. E se anche le aziende Italiane scegliessero di adottare criteri differenti nella selezione dei nuovi assunti? Che cosa ha motivato i grandi brand internazionali a cambiare i loro criteri di assunzione?
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Informazioni sull'autore

Angela

Editrice e co-fondatrice dell'agenzia di comunicazioni Fiore & Conti Gbr. Vive e lavora a Berlino

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