La SEO è al tempo stesso un’arte, una scienza e un compito che andrebbe sempre affidato a dei professionisti. A differenza di molte altre competenze di questo settore, che possono essere, se non proprio acquisite, almeno affinate imparando in corso d’opera, sperimentando e pasticciando con consigli recuperati da fonti non ufficiali, mettere in atto pratiche di SEO sbagliate non sarà semplicemente inefficace, ma addirittura dannoso per un sito web. Il motivo principale è che Google detta le regole del gioco in materia di ciò che è lecito e non è lecito fare per accrescere il traffico sul proprio sito e a queste regole apporta continui cambiamenti. L’acronimo SEO sta per Search Engine Optimization, ma si potrebbe tranquillamente chiamarlo GO, dal momento che per Search Engine si intende essenzialmente Google (e, in misura assai minore e principalmente per dare l’illusione che non si tratti di un monopolio, Yahoo). Va detto che la maggior parte delle modifiche adottate da Google negli ultimi anni sono volte a penalizzare le pratiche scorrette, che mirano a migliorare il ranking di un sito e quindi il suo posizionamento nelle ricerche generando traffico fittizio, facendo passare il traffico interno per traffico esterno, oppure generando link verso il sito che possano risultare ingannevoli o forzati. Il risultato, tuttavia, è che anche errori commessi in buona fede possono portare a una penalizzazione da parte di Google e quindi a una consistente riduzione della visibilità del sito. Una volta stabilito, dunque, che non è possibile esimersi dall’affidare questo incarico a un professionista specializzato, si possono comunque prendere alcune buone abitudini e adottare alcuni accorgimenti che gioveranno in generale al ranking del sito, agevolando l’influsso di traffico autentico, con conseguente aumento della visibilità.
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