Come vanno i vostri buoni propositi di inizio anno? Quanti ne avete già abbandonati? Si chiama “sindrome delle false speranze” ed è quel meccanismo che ci porta, ogni volta che ci troviamo ad attraversare la linea di demarcazione fra una fine e un inizio, a confondere quello che progettiamo di fare con quello che ci piacerebbe accadesse. Alzi la mano chi non ha mai pensato, dopo decadi di persistente e orgogliosa inattività fisica, “subito dopo le feste mi iscrivo in palestra”. Le risoluzioni lavorative, tuttavia, potrebbero e dovrebbero essere più realistiche, anche perché optare per risoluzioni realistiche ci aiuta a vederle realizzate, il che fa indubbiamente bene all’autostima. Non c’è niente di peggio che arrivare a febbraio (che già di per sé è un mese deprimente) pervasi da un senso di fallimento ineluttabile per non essere riusciti a perdere dieci chili, diventare amministratore delegato del mondo o arrivare primi a una maratona. Le mie personali risoluzioni di inizio anno sono state, a differenza del solito, abbastanza ragionevoli. Il nemico da battere è la tendenza a procrastinare, piaga di molti freelancer, ma non esclusiva della categoria. L’obiettivo è portare a termine più lavoro in meno tempo, non accumulare arretrati impossibili da gestire e guadagnare qualche ora in piùogni giorno per avere una vita. Per adesso sta andando bene, vi aggiornerò in futuro sugli sviluppi. Intanto vi racconto come ho iniziato.
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