Facebook è in crisi? Ecco come cambia il mondo dei social

I social media, come qualsiasi cosa, sono soggetti alle mode. Per questo il panorama delle piattaforme più usate cambia a grande velocità, con l’evoluzione degli algoritmi, con l’aggiunta o l’eliminazione di certe funzionalità e soprattutto con il naturale mutare dei comportamenti degli utenti e delle loro aspettative. Che cosa vogliono gli utenti di oggi da un social media? La risposta sembra essere sempre più “non ciò che Facebook ha da offrire”. I marketer devono tenere conto di una verità sempre più evidente: Facebook è in crisi, perché non piace ai giovani e ai giovanissimi. Per questo si prevede che il ROI degli investimenti pubblicitari sul social di Zuckerberg possa crollare nel corso dei prossimi due anni.

La crisi degli ad sponsorizzati su Facebook

Chiunque si occupi di social media marketing ricorda benissimo il momento in cui Facebook ha smesso di essere uno strumento promozionale conveniente, ovvero il momento in cui l’algoritmo della piattaforma ha cominciato a privilegiare i contenuti promossi abbattendo la crescita organica. Questa scelta ha avuto esattamente l’effetto che i gestori della piattaforma desideravano, ovvero ha spinto i brand a investire in ad e campagne per avere visibilità ed engagement, creando vere e proprie battaglie a colpi di like. A distanza di qualche anno, questo modello appare sempre meno sostenibile ed è forse il motivo principale per cui oggi Facebook è in crisi. I risultati non sono duraturi e la competizione si è inasprita per il controllo di gruppi di utenti sempre più ristretti. Come risolvere questo problema? I marketer di tutto il mondo stanno sperimentando una varietà di soluzioni.

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Facebook sta davvero perdendo utenti?

In una parola: sì. E anche se si tratta comunque della piattaforma con il maggior numero di utenti nel mondo, il trend di crescita è decisamente crollato. Le cause sono molteplici: certamente un crollo della fiducia degli utenti dopo che il 2016 e le elezioni americane hanno portato alla luce lo scandalo di Cambridge Analytica e la scarsa cura che Zuckerberg & soci hanno dimostrato di avere in materia di dati personali e privacy. Ma c’è anche una questione di tendenza: Facebook è un social “di parole”, che piace sempre meno ai giovanissimi, i quali lo considerano sempre più il social dei loro genitori (la generazione dei 35-40enni) e desiderano starne lontani, preferendo piattaforme come Instagram o TikTok. Dal 2017, secondo un rapporto di Edison Research, Facebook ha perso oltre 15 milioni di utenti solo negli USA.

Privacy e controllo dei contenuti: Whatsapp e Telegram

La messaggistica diretta ha successo, laddove gli utenti sono preoccupati della segretezza delle loro conversazioni. Per questo sempre più persone preferiscono disertare la timeline di Facebook e comunicare solo attraverso app di messaggi privati. Le più popolari sono Whatsapp (che è comunque di proprietà di Facebook) e Telegram. Quest’ultima ha un grande vantaggio: oltre a una tecnologia di encrypting considerata superiore, ha anche la funzione che permette di creare e seguire “canali”, ovvero accedere a contenuti di interesse dell’utente e leggere messaggi anche di utenti con i quali l’utente non è in contatto diretto e che non fanno parte della sua cerchia di conoscenze. Molti utilizzano Telegram anche per svolgere attività non proprio lecite, come cercare link per scaricare film e musica gratuitamente.

Il successo di Instagram

Zuckerberg è certamente tranquillo, nonostante tutto: la bancarotta è ancora ben lontana. Soprattutto se si considera che il fondatore di Facebook ha acquisito, anni addietro, anche la piattaforma che oggi cresce più rapidamente: Instagram, passata in un paio d’anni da 800 milioni a oltre un miliardo di utenti. E, soprattutto, di utenti giovani. Mentre Facebook è il social dei genitori, quello che non funziona bene con gli hashtag e che è intasato di gruppi dal gusto discutibile, Instagram è il social degli influencer, quello che vende di più – anche in modo diretto – quello delle storie in tempo reale, degli hashtag di successo, delle operazioni di branding più interessanti degli ultimi anni. E, soprattutto, è il social dei giovanissimi. Adolescenti e preadolescenti hanno disertato la F bianca e blu per convergere sulla macchina fotografica arcobaleno.

Utenti obbligati o fan entusiasti?

Un altro grosso problema di Facebook è la generale sfiducia degli utenti che continuano a usarlo. Crescono infatti i malumori di chi ritiene sia necessario mantenere un profilo su Facebook perché è diventato ormai l’unico modo di restare in contatto con il proprio circolo di amicizie e di mantenere le relazioni (oltre che di ricordarsi i compleanni), ma detestano il social, ne parlano male, borbottano a ogni cambiamento dell’interfaccia e guardano con sospetto i contenuti sponsorizzati. Su Instagram e TikTok, invece, i giovani utenti esplorano tutte le funzioni con entusiasmo, si scambiano contatti ostentando la presenza sul social preferito e guardano con interesse alle campagne promozionali, lodando le migliori e ricompensandole con rilanci di hashtag e commenti.

Se Facebook è in crisi, conviene ancora investire in promozione?

La risposta – avete indovinato – è “dipende”. Se si promuovono prodotti e servizi destinati a un pubblico adulto, sicuramente sì, anche se occorrerà lavorare davvero molto sulla targettizzazione. Tenendo però presente che i servizi per professionisti funzionano comunque meglio se promossi su LinkedIn. Se invece si spera di raggiungere un pubblico di giovanissimi e adolescenti, specie in industrie come la moda o la cosmetica, è il caso di lasciare casa Zuckerberg e guardare altrove.

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Angela

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