Gli algoritmi fanno ormai parte della nostra vita. Per alcuni di noi – diciamo per le generazioni dai millennial in su – la parola “algoritmo” aveva fatto una brevissima comparsa nei programmi di matematica della scuola superiore, per poi non essere mai più letta né sentita – e tantomeno pronunciata – fino alla prima decade del ventunesimo secolo. Senza nemmeno accorgercene, abbiamo familiarizzato con questi set di istruzioni matematiche che, onnipresenti, regolano una gran parte delle nostre attività, soprattutto online. Siamo dunque destinati a sottomettere ogni nostro comportamento alla loro analisi ogni volta che utilizziamo un social? Non è detto. Gli utenti hanno espresso in più occasioni insofferenza per gli algoritmi che cercano di prevedere i loro desideri e selezionano per loro i contenuti delle piattaforme online. Per questo alcuni servizi hanno iniziato a eliminarli.
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