Non ho mai conosciuto un bambino che alla domanda “che cosa vuoi fare da grande?” rispondesse “L’Astronauta” e ho sempre sospettato che quella fosse la risposta standard dei bambini degli anni ’60, che avevano visto in TV lo sbarco sulla luna. Noi bambini degli anni ’80 aspiravamo a professioni molto più abbordabili e rispondevamo “il veterinario”, “il giornalista”, “il calciatore” o “il biologo marino”. Io, personalmente, ho dato tutte queste risposte, con la sola eccezione del calciatore. Non so se i bambini di adesso diano risposte da film dell’orrore come “la velina” o “il tronista”, ma non mi stupirei se la prossima generazione di pargoli cominciasse a considerare professioni come “il sistemista” o “l’hacker”, equivalenti moderni di “l’insegnante” o “il pirata”. Lo sviluppo tecnologico degli ultimi decenni ha portato alla nascita e spesso al rapido declino di professioni sempre più specializzate e che spesso, al di fuori della nicchia di riferimento, si fa fatica a concepire. Come fare quindi a decidere in quale carriera investire tempo, impegno e risorse, in un settore nel quale si passa dall’essere indispensabili all’essere perfettamente inutili nel giro di pochi mesi? Molti studi, negli ultimi anni, hanno stilato previsioni sulle professioni di ambito tecnologico destinate a crescere e svilupparsi. Ne emerge un quadro abbastanza chiaro di quello che faremo nel 2020. Per la maggior parte di queste professioni nono sono state definite delle traduzioni in Italiano degli originali inglesi e, a giudicare dall’evoluzione del settore negli ultimi anni, è improbabile che qualcuno di prenda il disturbo di utilizzarle.
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