Tutti pazzi per Clubhouse. Ecco quello che devi sapere sull’app più popolare del momento

Il social network basato sulla voce

Clubhouse è stato lanciato nel 2020 e si è immediatamente distinto dalla concorrenza per il fatto di puntare tutto su un elemento che tutti gli altri social per lo più ignorano: la voce. Su Clubhouse non si scrive, non si postano foto né si lanciano hashtag. Le persone, secondo le intenzioni degli sviluppatori, si incontrano per parlare, proprio come si fa nella vita reale. Gli utenti possono unirsi a conversazioni pubbliche e private che avvengono in apposite stanze. È possibile ascoltare musica insieme, dibattere dei più vari argomenti e, in qualche caso, imbattersi in celebrità di vario calibro. Niente viene registrato, tutto è affidato alla “magia” del momento, in netta controtendenza con quanto avviene su tutte le altre piattaforme. Al momento ad attirare gli utenti è soprattutto la qualità delle conversazioni e la possibilità di interagire con interlocutori anche molto illustri in gruppi relativamente ristretti, massimizzando così la possibilità di creare contatti di grande qualità.

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Clubhouse e la privacy

Solo aspetti positivi, dunque? Naturalmente no. Clubhouse ha posto non pochi interrogativi soprattutto dal punto di vista della privacy. Al momento è possibile accedere all’app solo tramite invito e, per implementare questa funzione, gli utenti devono condividere con l’app tutta la loro rubrica di contatti. Questo permette ad Alpha Exploration – l’azienda proprietaria – di raccogliere una gran quantità di dati personali senza aver preventivamente chiesto il consenso ai titolari dei dati stessi (cioè ai contatti dei singoli utenti). Se avete un amico che usa Clubhouse, insomma, Alpha Exploration conosce già almeno il vostro nome, cognome e numero di telefono, forse la vostra email e voi non potete farci molto. Al momento, inoltre, l’azienda non ha reso chiaro che tipo di utilizzo viene fatto di questi dati. C’è poi il discorso delle registrazioni. Ufficialmente, come già detto, l’audio non viene registrato, ma non è possibile garantire che i singoli utenti non registrino indipendentemente le conversazioni. C’è inoltre una clausola interessante nelle condizioni d’uso dell’app stessa che avvisa l’utente del fatto che, utilizzando la app, dà il suo consenso alla registrazione temporanea dell’audio durante le conversazioni effettuate nelle stanze dell’app. Queste registrazioni temporanee servirebbero a punire le eventuali violazioni dei termini e condizioni d’uso (per esempio discorsi violenti, minacce, oscenità o hate speech). Formalmente si sa che tali registrazioni vengono eliminate con la chiusura della chat, ma sono in molti a ritenere le formulazioni del regolamento piuttosto vaghe.

Fregatura o rivoluzione?

Come sempre, nessuna delle due. Il modello Clubhouse è estremamente promettente e c’è da scommettere che la sua popolarità crescerà, soprattutto quando approderà su altri app store oltre a quello di Apple. Chi è particolarmente attento alla privacy, però, preferirà probabilmente aspettare qualche mese per vedere come l’azienda reagirà alle critiche e quali misure verranno implementate per garantire la protezione dei dati degli utenti.

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