Kickstarter è finalmente approdato in Italia, ma le piattaforme di crowdfunding sono disponibili nel nostro paese ormai da diversi anni. Nonostante questa forma di finanziamento eserciti una certa attrattiva su chi deve procurarsi i fondi per realizzare un progetto commerciale o artistico, si registra ancora una certa diffusa reticenza verso questo strumento. I detrattori – o quantomeno i titubanti – del crowdfunding adducono motivi legati per lo più alla reputazione e alla percezione esterna del brand o del progetto. Si va da chi teme che una campagna di crowdfunding possa essere percepita come inappropriata a chi teme di non raggiungere il livello di contributo desiderato e quindi di dover rinunciare all’intera somma offerta dai potenziali sostenitori. Molte startup preferiscono ancora tentare l’accesso ad acceleratori e finanziatori privati, ma la realtà dei fatti dimostra, tuttavia, che il crowdfunding funziona ed è alla base di spostamenti di fondi sempre più consistenti, laddove le forme di finanziamento tradizionale, quali la ricerca di sponsor, sembrano essere in calo. Prima di apprestarsi a realizzare una campagna di crowdfunding, tuttavia, occorre analizzare alcuni fattori, per mettersi in condizioni di strutturare il proprio messaggio in modo appropriato.
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